domenica 25 novembre 2018

Esageratamente caldo

Sarà il riscaldamento globale. A fine novembre, qui nel Nord, di notte la temperatura dovrebbe scendere sotto zero. I vetri delle auto, al mattino, dovrebbero essere brinati. L'erba dei prati nei giardini e parchi di città dovrebbe essere bianca. Invece fa un caldo esagerato, inopinato.
La serra, che abbiamo montato per proteggere le nostre piante da balcone dal rigore dell'inverno, gronda d'acqua all'interno, per via dell'umidità e del clima. Le piante, all'interno, rischiano seriamente di marcire, ed occorre arieggiare bene perché, poverette, non muoiano annegate.
A godere di questa situazione anomala sono soprattutto gli ospiti indesiderati. Una volta, anche i bruchi, d'inverno, andavano a nanna. Oggi invece ce li ritroviamo vivaci ed affamati anche a fine novembre.


Buone le foglie del fico, vero?

Mi tocca tirare fuori dall'armadietto il bruchicida.

sabato 3 novembre 2018

Rosa fresca aulentissima

Tenere le rose non è affatto facile, malgrado il loro crescere spontaneo nei giardini, in terra piena, faccia pensare il contrario. È un continuo curarle, sfoltirle, potarle, e bisogna essere capaci, cosa che io non sono. Però ho letto che un buon momento per prendersi cura di una pianta di rose è verso il mese di novembre, quando cadono le foglie, e si può procedere alla potatura. A me potare fa sempre paura, perché non so farlo e temo sempre di sbagliare, ma la pianta in questione, alta circa 180 cm, aveva numerosi succhioni ormai lunghi che originavano proprio dalla base, e che andavano eliminati.
Poiché erano belli e in buona salute, ben si prestavano ad un esperimento: trasformarli in talee. Che poi il mese di novembre non sarà il mese migliore per fare le talee di rosa, ma io non so che farci. Il balconaggio non è una scienza esatta.
Così, scartabellando in rete, scopro che per ottenere una buona talea di rosa bisogna scegliere un ramo che non sia mai fiorito (non chiedetemi perché), bisogna tagliarlo di 15-20 cm di lunghezza, bisogna tagliargli la punta (non chiedetemi perché), bisogna togliergli tutte le foglie o per lo meno quasi tutte lasciandone un paio in cima, bisogna metterlo in terra per una profondità di 8-10 cm, preferibilmente usando un composto ormonale radicante. Avete tirato il fiato? Allora, ripartiamo dall'inizio.
I rami che scegliete li prendete dove potete e come potete, con buona pace della teoria. Io devo far fuori dei succhioni, che per lo meno non sono mai fioriti, e li taglio più lunghi che posso. Diciamo che a 15-20 cm ci arriviamo. Va bene, tagliamo anche la punta.
Far fuori tutte le foglie mi fa venire il magone. Lo capisco che è per rafforzarli e quant'altro, ma povere foglioline! Decido che ne faccio fuori un po', ma ne lascio un ciuffetto in cima. In fondo, il balconaggio, quello urbano poi, non è una scienza esatta.
Veniamo al composto ormonale radicante. In vena di sperimentare, in passato ho scelto di ignorare questo passaggio. Risultato: talee morte stecchite nel giro di due giorni. Allora rispolvero il piano B. Compro online un bel composto ormonale radicante di chiara e comprovata efficacia (speriamo).

Il miracoloso composto ormonale radicante.

Bisognerebbe metterlo in un barattolino, pucciarci dentro il gambo della talea, piantare la talea, e poi rimettere il composto avanzato nel barattolino all'interno del flacone originale. Vitetatissimo, stando alle istruzioni, pucciare il gambo della talea direttamente nel flacone. Ma per fare questo giochetto ci vorrebbe un cilindro graduato, è l'unico vero recipiente adatto visto che di composto ormonale nel flacone ce n'è veramente poco. Ora alzi la mano chi ha in casa un cilindro graduato. Ecco.
Allora puccio la talea di rosa direttamente nel flacone, sperando che il signor Clonex non venga a picchiarmi direttamente a casa. E poi ficco la talea in terra. Il balconaggio, dicevamo, non è una scienza esatta.
Alla fine di questa pantomima ci ritroviamo con un po' di belle talee fresche e pimpanti.

Le quattro talee di rosa, appena fatte. Quella nel vasetto di yogurt ha anche una bella dotazione di fermenti lattici vivi, che non sono raccomandati da nessun altro sito di giardinaggio o balconaggio, tranne che dal vostro devoto.

Sopravviveranno? Facciamo un po' di posto nella serra ormai più affollata di un autobus nell'ora di punta, curiamoci di mantenere umido (non marcio) il terreno, e attendiamo. Una settimana dopo, le talee appaiono in buona forma.



Le talee dopo una settimana.

Se passeranno l'inverno; se metteranno veramente radici; se cresceranno rigogliose; se i fermenti lattici vivi faranno bene alla talea prescelta; se le altre non saranno invidiose; se mi daranno la soddisfazione di sopravvivere e l'anno prossimo fiorire; lo scopriremo solo vivendo. Il balconaggio, quello urbano poi figuriamoci, in fondo, non è una scienza esatta.

sabato 27 ottobre 2018

Tempo di coprirsi

Dopo un'estate durata fino a fine ottobre, sembra che l'autunno stia per arrivare. Se ancora non fa freddo, per lo meno il cielo è ora grigio e promette pioggia. Il freddo non dovrebbe tardare, e almeno da queste parti è normale, a novembre, scendere sotto zero di notte e trovare l'erba e i vetri delle auto brinati.
Non tutte le piante sul nostro balcone amano il freddo, e in generale le temperature sotto lo zero sono più pericolose per le piante in vaso che per quelle in terra piena.
La soluzione migliore è trasferirsi, piante incluse, in un posto dal clima mite, o nell'emisfero opposto per il periodo invernale, ma non potendo farlo, ci sono altre soluzioni efficaci e meno costose.
Ad esempio ci si può dotare di una serra.

La mia serra da balcone, con tubi in metallo e giunti in plastica.

Per qualche decina di euro si trovano serre di ogni forma e dimensione, da quelle basse per pochi vasi a quelle di svariati metri quadri nelle quali ci si può stare in piedi. Sono per lo più fatte con un telaio di tubi in metallo e giunti di plastica, con finiture approssimative che rendono la struttura ancora più precaria di quanto già non si suppone che sia. Certamente non le vedrei bene in un giardino, esposte alle intemperie, ma su un balcone, che in linea di massima è relativamente protetto, fanno il loro lavoro. La copertura, in un telo di nylon abbastanza pesante, ripara le piante dall'aria, e se c'è un po' di sole trattiene all'interno l'aria tiepida. E quando vi entrate dentro, quell'odore di umido e di muschio, tipici delle serre, vi avvolge confortevolmente.
Facendo balconaggio, è facile farsi prendere la mano, e la serra di cui ci si dota non è mai abbastanza grande. La mia, pur con i ripiani e permettendo di alloggiare piante alte (ci si sta in piedi, dentro), è leggermente sovraffollata.


Se le piante fossero omeoterme, così vicine almeno si terrebbero caldo a vicenda.

Con tutta quella folla, non ci si può aspettare, purtroppo, che dentro faccia caldo. Se le piante fossero omeoterme, allora ci sarebbe di certo un bel calduccio, ma col sopraggiungere delle giornate fredde, magari senza sole, la serra non può fare molto di più che riparare dall'aria. Allora si può dare una mano alle povere piante a sopportare il gran freddo, dotando la serra di un "impianto di riscaldamento". Una bella lampada da terrario, che si chiama lampada ma in realtà non fa nessuna luce, produce quel poco di calore (100 W) che consente all'ambiente di restare qualche grado al di sopra dello zero anche quando all'esterno si va abbondantemente al di sotto.

Una lampada da terrario da 100 W, per impedire che si vada sotto zero nelle giornate più rigide.

Con un interruttore per attivarla solo quando serve, o con un temporizzatore per accenderla solo di notte, si può spendere comunque poco di corrente, ed impedire che le piante soffrano il gelo anche nelle notti più fredde di gennaio e febbraio. In attesa della primavera.

martedì 9 ottobre 2018

Fioritura autunnale

Dopo aver patito il caldo e il troppo sole (devo inventarmi un alberello che non patisca l'esposizione solare e le faccia un po' d'ombra), la mia ortensia, col sopraggiungere dell'autunno, si è ripresa un po'. E se per tutta l'estate si è rifiutata di fiorire (è anche il primo anno che sta sul mio balcone, magari si deve ambientare), pochi giorni prima dell'equinozio ha fatto la sua comparsa un nuovo fiore.


Ogni giorno, un passettino per volta, un fiorellino si apre un po' di più.





Non è più la stagione giusta, e non tutti i fiorellini riescono ad aprirsi, ma alla fine rimane comunque un tocco di colore.






L'ultima fioritura della stagione.


mercoledì 3 ottobre 2018

Quaderno di balcone

Non è che ci stiano poi tante piante, su un balcone. Però l'età avanza, e non sempre ci ricordiamo tutto quello che occorrerebbe tenere a mente, relativamente alle nostre piante. A volte ci interessa ricordare la loro storia, oppure quando le abbiamo piantate o seminate, o come e quanto le abbiamo potate l'ultima volta. Il segreto, in questi casi, è scrivere tutto. Ma diamine: siamo nel XXI secolo! Dobbiamo per forza scarabocchiare simboli a penna su un quaderno? Largo al balconaggio 2.0.

Avete un server web oppure un hosting provider? Bravi. Un ottimo modo per tenere un quaderno, e in generale della documentazione, è far uso di un sistema wiki. Ce ne sono a bizzeffe e questo non è un blog di informatica, quindi non troverete qui consigli o istruzioni su come fare. Io ho scelto dokuwiki,  essenzialmente perché il mio hosting provider lo fornisce come un'opzione gratuita preconfigurata. Comodo. Non c'è bisogno che il wiki sia accessibile su Internet, non c'è bisogno che sia pubblico. Se avete gli strumenti per farlo, potete metterlo su un server casalingo (il più scrauso dei netbook è più che sufficiente) perché sia accessibile solo all'interno del vostro appartamento.

L'idea alla base di tutto è che in un wiki potete creare, e successivamente modificare, con estrema semplicità n+1 pagine, ognuna delle quali può, ad esempio, essere associata ad una delle piante che accudite sul vostro balcone. Ogni pagina è raggiungibile come un qualunque sito web, per cui ha un magnifico indirizzo (URL) unico e diverso da quello di tutte le altre. Perché questa caratteristica è così importante? Perché per ogni URL, quindi per ogni pianta, potete creare un codice QR.

Il codice QR della pagina wiki del mio mandarino Ikea
Scaricatelo, stampatelo, e appiccicatelo al vaso della pianta a cui si riferisce. Quando avrete bisogno di avere qualche informazione sulla pianta in questione, e vorrete consultarne la relativa voce sul vostro quaderno di balcone, o quando vorrete aggiornarne la storia, non dovrete fare altro che armarvi del vostro smartphone, su cui avrete installato una delle millemila app capaci di leggere i codici QR, avvicinarvi al codice che avete appiccicato al vaso, e lasciare che la pagina wiki si apra in tutto il suo splendore.

La pagina wiki del mio mandarino Ikea, come viene presentata dal mio smartphone, caricata inquadrando il codice QR riportato sopra


Benvenuti nel XXI secolo.

giovedì 20 settembre 2018

Fischia il vento

Infuria la bufera. Per fortuna noi ci occupiamo di cose ben più leggere, ma quell'apertura a Nord del balcone, dalla quale entra un vento terribile e attraverso la quale passa di stravento la pioggia, allagando il balcone, è veramente fastidiosa. Perché non affrontare il problema improvvisando un po' di balconaggio urbano?
Allora prendiamo una bella fioriera, grande e pesante. Un graticcio a maglie larghe, che non tolga luce e soprattutto non faccia effetto vela. E una bella pianta di falso gelsomino, che crea una bella siepe e non patisce i climi rigidi del Settentrione.

La fioriera e il graticcio.
La pianta di falso gelsomino, che avrà modo e tempo di crescere e infittire la siepe.
E diamole il tempo di crescere e infittire la siepe, il cui compito sarà contrastare il vento che fischia e porta sul balcone la pioggia e la neve.

Perché alcune cose, invece, sono serie.


lunedì 17 settembre 2018

La dama rosa

Ai primi di maggio, era un piccolo semino.

Il semino di mela Pink Lady

Dopo una settimana, era un giovane virgulto.

Il melo nato da pochi giorni, con le foglie spuntate dal seme chiaramente distinguibili da quelle comparse dopo

Al termine dell'estate, è diventato di ben 40 cm.

Il melo Pink Lady a metà settembre

Ora lo so che un melo andrebbe innestato, e io non lo farò. Lo so che dovrebbe crescere in terra piena, e io lo lascerò in vaso. Lo so che sarebbe destinato a diventare una pianta grande e rigogliosa, e invece, in vaso, prima o poi morirà. Ma è diventato una vera meraviglia. Spero che, pur con i limiti imposti dal vivere su un balcone, riesca a raggiungere quei 4-5 anni di età che lo porteranno a fiorire e a darmi qualche piccola, succosa, croccante melina.

domenica 2 settembre 2018

È tempo di irrigare

Se l'irrigazione goccia a goccia non funziona bene, per gli intrinseci limiti del sistema, si può esplorare una via alternativa, consistente nel lasciare che i rubinettini di sgocciolamento facciano fluire un discreto quantitativo d'acqua, compatibilmente con la sezione dei tubi di raccordo, e onde evitare di annegare le povere piante, si interviene a monte sulla fornitura d'acqua, con delle elettrovalvole programmabili. Per quanto macchinoso possa sembrare il sistema, sembra funzionare.

Le elettrovalvole in questione, se ne trovano di ogni tipo ed ogni prezzo in qualunque negozio di giardinaggio, anche online, giungono corredate di uno scarno manualetto di istruzioni in inglese, che quasi non serve leggere perché la programmazione è veramente semplice, e di alcuni raccordi che dovrebbero consentire di collegarle più o meno a qualunque tubo o raccordo standard.

Un'elettrovalvola con i raccordi a corredo e il manuale di istruzioni

Non sono incluse le batterie, due ministilo tipo AAA.

In effetti, i raccordi forniti sono stati sufficienti nel mio caso per collegare le elettrovalvole tanto alle taniche che forniscono l'acqua, quanto ai tubicini che vanno ai vari vasi.

Un'elettrovalvola collegata alla tanica e ai tubi di irrigazione

Il funzionamento è semplicissimo: si scelgono l'ora di apertura della valvola, la durata (in ore e minuti) dell'apertura, e i giorni della settimana in cui effettuare l'irrigazione, e si imposta il programma. La memoria può ospitare fino a 16 programmi diversi. Si può anche agire sulla valvola manualmente, con due pulsantini di apertura e chiusura, ad esempio per verificare che tutto funzioni correttamente e per calibrare il tempo di apertura in base alla portata d'acqua dell'impianto e alle esigenze delle piante.

Quando il tutto funziona, si riesce finalmente ad essere testimoni di un'irrigazione efficace.



Acqua, finalmente!

In base alla sezione dei tubi e alla pressione dell'acqua (bassissima, se come me usate come riserva delle taniche messe su una mensolina), l'unica criticità potrebbe essere l'eccessiva lunghezza dell'impianto, soprattutto il numero eccessivo di rubinettini collegati ad una sola linea.

Ma finalmente, ora che l'estate è finita e le vacanze pure e che quindi non ho più bisogno di un sistema automatico di irrigazione fino all'anno prossimo, posso dire che tutto funziona a dovere. Le mie piante, provate da un'estate siccitosa malgrado i miei maldestri tentativi di rifornirle d'acqua, ringraziano.

sabato 25 agosto 2018

Sempre troppa, o troppo poca

Se bagnare le piante è già di per sé una cosa complessa, dal momento che hanno bisogno di quantità diverse di acqua, talvolta pure somministrata in maniera diversa (dall'alto, nel sottovaso, ecc.), farlo quando non si è in casa è ancora peggio. Se nessuno può prendersi cura del nostro balcone per noi, occorre affidarsi ad un qualche sistema di irrigazione, che per un balcone domestico non può certo essere né professionale, né esageratamente costoso, né richiedere un impianto abnormemente complesso.

Così, prima o poi viene a tutti l'idea di mettere su un impianto di irrigazione goccia a goccia. Raccordi, tubi, spruzzatori e rubinettini adatti per sgocciolare un po' per volta sono forniti in pratici kit da assemblare.

Un rubinettino sgocciolatore. Aprendolo e chiudendolo si regola il flusso d'acqua

Aggiungeteci una o più taniche che facciano da riserva d'acqua, collocatele un po' più in alto per dare quel minimo di pressione che vi serve per far viaggiare l'acqua, e non vi resta che portare i tubi a zonzo per tutti i vostri vasi di piante e fiori.

Taniche d'acqua collegate ognuna a due rami dell'impianto di irrigazione goccia a goccia

Poi iniziate a scontrarvi con la dura realtà. I rubinettini sgocciolatori permettono di regolare il flusso d'acqua. Ma quanta acqua vi serve? Se volete fare dei conti precisi e vi dilettate di Fisica, accomodatevi, il problema può anche essere divertente. Se vi accontentate della prima risposta che vi dà gurgle, una goccia ha un volume di circa 0.05 ml. È tanto o è poco?
Immaginate di aver regolato il vostro rubinettino in modo che faccia cadere 1 goccia ogni secondo. Ora ci sono 60 secondi in un minuto, 60 minuti in un'ora, e 24 ore in un giorno:
0.05 ml/s * 60 s/min * 60 min/h * 24 h/giorno = 4320 ml/giorno

Stiamo parlando di oltre 4 litri di acqua al giorno per ogni rubinettino! Potete far annegare tutte le vostre piante e anche quelle dei 3 piani di sotto. Oltre al fatto che una tanica da 20 litri non vi basta nemmeno per 5 vasi per un giorno.

Quindi dovete far gocciolare molto meno. Già una goccia ogni 10 secondi vuol dire propinare al vostro vaso qualcosa come 0.4 litri d'acqua al giorno, che non sono pochi. Sì, ma provateci a far venire giù una goccia ogni 10 secondi. Questi rubinettini sono delle baracchette, finché sono abbastanza aperti l'acqua scorre, ma quando li tenete vicini al tutto chiuso, il flusso è molto irregolare, e tende a buttare fuori troppa acqua, o a non buttarne proprio per niente. Per non parlare poi del fatto che dopo 3-4 volte che li maneggiate iniziano a gocciolare dal tubo, e lì sì che vi divertite a cercare di fermare la perdita!

Così fate stare tutto insieme al meglio che riuscite, guardate con soddisfazione il frutto dei vostri sforzi, e partite per le vacanze, convinti che tutto filerà per il meglio; e quando tornate scoprite che il vostro bel basilico ha patito un po' il secco.

Basilico che ha patito la siccità: il rubinettino goccia a goccia non ha fatto uscire manco una goccia

Per fortuna che le piante tendono ad essere molto robuste. Una bella annaffiata, e il giorno dopo il rientro dalle vacanze il basilico stava già molto meglio.

Una bella annaffiata coi metodi tradizionali, e il giorno dopo il basilico stava molto meglio

In ogni caso, la strada dell'irrigazione costante e continua, goccia a goccia, si dimostra non essere percorribile.

Allora complichiamo l'esperimento. Visto che regolare il flusso dell'acqua su portate così piccole non è fattibile, usiamo i rubinettini in maniera diversa: teniamoli abbastanza aperti, in modo che l'acqua esca relativamente copiosa. Ovviamente non possiamo pensare di procedere così in maniera continuativa, allagheremmo il balcone in pochi minuti. Ma possiamo attaccare alle taniche delle comode elettrovalvole programmabili, alimentate a batteria. Lasciandole aperte per qualche minuto al giorno, bisogna misurare un po' bene la durata dell'apertura, si dovrebbe garantire un'irrigazione adeguata ai vari vasi, senza strafare, e senza far seccare tutto.

L'esperimento andrà a buon fine?

giovedì 23 agosto 2018

Brucando i gerani

Se avete sempre provato invidia per quei meravigliosi balconi decorati da gerani variopinti, avrete sicuramente tentato di coltivarli anche voi. Il geranio è una pianta robusta, datele un po' di terra e un po' d'acqua e crescerà anche senza tanti complimenti. Ma oltre ad essere apprezzata dai nostri occhi per le sue evidenti qualità estetiche, è apprezzata anche dai bruchi.
Se volete sapere quanti e quali bruchi possono aggredire i vostri amati gerani, rivolgetevi ad un brucologo. Quello che io so è che ce ne sono almeno di due tipi.

Innanzitutto ci sono i bruchi cagosi, così chiamati perché cagano l'impossibile. Vi accorgerete della loro presenza soprattutto perché sarà pieno di cacche attorno ai vostri vasi. Le cacche sono dei pallini scuri, di taglia solitamente inferiore al millimetro, che i bruchi cagosi producono in quantità industriale. D'altronde divorano le foglie dei gerani ad un ritmo impressionante, per cui da qualche parte dovranno pur scaricare quello che mangiano.

Cacche prodotte da un bruco cagoso già bello grande (si era mangiato un sacco di foglie di geranio)


I bruchi cagosi non sono difficili da individuare, bisogna guardare attentamente le foglie e i rami da sotto (col loro colore verde si mimetizzano mirabilmente), prenderli uno per uno e farli secchi. Ci vogliono tempo e pazienza, e bisogna fare attenzione perché non amano solo i gerani, ma anche le foglie di altre piante (ad esempio quelle dei pomodori).

Poi ci sono i bruchi merdosi, che rispetto a quelli cagosi sono molto più stronzi perché li individuate molto più tardi e sono letteralmente letali per le povere piante di gerani.

Bruco merdoso su un mio povero geranio

I bruchi merdosi diventeranno sicuramente anche loro delle bellissime farfalle, ma sono delle vere e proprie merde perché scavano all'interno dei fusti delle piante di geranio, divorandoli. Non è difficile vedere sui fusti i fori da cui entrano ed escono (e da cui esce, tra l'altro, la loro cacca).

Foro di bruco merdoso scavato sul fusto di un mio povero geranio

Questi bruchi sono micidiali, perché sono molto più difficili da vedere, e perché hanno la capacità di lasciare uova, larve o crisalidi anche nel terreno, anche durante l'inverno. Liberarsene quando l'infestazione è grave è praticamente impossibile, e rischiate di dover far fuori tutte le piante infestate insieme col loro terriccio. Non che ne rimanga molto, comunque.

Ciò che resta di un vaso di rigogliosi gerani dopo una settimana in cui, in mia assenza, i bruchi merdosi hanno potuto agire indisturbati

Se l'infestazione non è troppo grave, potete tentare con un pesticida. Bayer ad esempio produce questo, che si trova anche su amazon:

Il pesticida prodotto da Bayer per i bruchi e non solo


Esso è fornito esclusivamente con pratiche istruzioni in tedesco, che ne rendono immediata la comprensione delle modalità di utilizzo. A Bayer consiglio, per venire incontro ai pochi che non conoscono il germanico idioma, di aggiungere anche un foglietto illustrativo in Klingon, che sarebbe certamente molto apprezzato.
Sembrerebbe comunque che tale pozione magica possa essere usata sia per annaffiare i nostri poveri gerani, sia per irrorarne le foglie a spruzzo.

Spruzzate il pesticida sui gerani, recitando il vostro incantesimo preferito

3 ml di broda in un litro d'acqua dovrebbero bastare, da ripetere q.b.
Se serve a qualcosa, lo scopriremo solo vivendo.